//A cosa serve l’esperienza

Chissà perché, con il passare degli anni, sono sempre più interessato a leggere ricerche che spiegano cosa succede nel nostro cervello con l’avanzare dell’età … E quando ci trovo scoperte che alimentano la mia autostima e le mie speranze mi piace condividerle.

Un articolo che ho letto su MIND parte dall’analisi delle prestazioni di Roger Federer che molti avevano dato sulla via del tramonto e che invece, a 37 anni (età piuttosto elevata per un tennista) è riuscito a tornare sul tetto del mondo.

La prima scoperta che mi piace condividere è che l’esperienza rende più forti in quanto aumenta il numero di reazioni automatiche immagazzinate nel cervello.

In pratica, ogni volta che compiamo un’azione (ad esempio un rovescio nel caso di un tennista) il nostro cervello genera un ricordo non verbalizzabile, una conoscenza implicita che ci permette di eseguire quella stessa azione in situazioni analoghe senza pensarci. E le ricerche effettuate dimostrano che questa memoria procedurale durante l’invecchiamento si conserva relativamente integra, al contrario della memoria episodica che invece si degrada più facilmente. In pratica significa che se anche non mi ricorderò in che occasione ho fatto il rovescio in quel modo, riuscirò a farlo in maniera automatica.

L’esperienza quindi permette di reagire più velocemente attraverso gli automatismi che sono stati utili in situazioni analoghe.

Un altro elemento che deriva dall’esperienza è la capacità di usare meglio la flessibilità cognitiva, cioè le funzioni esecutive del nostro cervello (la capacità di pianificare e mettere in atto un comportamento orientato a uno scopo, l’inibizione delle informazioni non rilevanti, la preparazione all’azione, la focalizzazione sull’obiettivo ecc).  

Tutte queste funzioni, che sono destinate a rallentare con il passare degli anni, possono essere potenziate e compensate grazie all’anticipazione che ci viene dall’esperienza. L’esperienza, cioè l’aver vissuto tante situazioni analoghe a quella presente, aiuta ad anticipare e prevedere ciò che potrà accadere e a prepararci: nel caso di un tennista come Federer l’aver giocato molte partite gli permetterà di anticipare ciò che il suo avversario potrebbe fare in determinate situazioni di gioco e adattare di conseguenza i suoi comportamenti.

L’esperienza quindi ci permette di prevedere e giocare d’anticipo.

Un ultimo fattore vincente che ci viene dall’esperienza è la fiducia nelle proprie capacità che deriva dall’essere riusciti più volte a superare situazioni difficili e da una consolidata preparazione metodica.

Questa fiducia ci può servire a sviluppare un dialogo interno funzionale al nostro obiettivo. Probabilmente Federer nei cambi di campo è capace di orientare il suo pensiero verso tutto ciò che ha fatto in allenamento o tutte le situazioni passate in cui è riuscito nel suo intento e a ritrovare la concentrazione per svuotare la mente e lasciar parlare il corpo con i suoi automatismi che derivano dall’allenamento e dall’esperienza.

L’esperienza quindi ci aiuta a rimanere concentrati e fiduciosi.

In conclusione, è purtroppo vero che l’invecchiamento porta con sé anche un decadimento cerebrale, ma è anche vero che esso dipende molto dalla componente psicologica con cui lo viviamo e da quanto riusciamo a sfruttare i fattori vincenti che derivano dall’esperienza.

Articolo a cura di Roberto Esposito

2018-09-05T09:29:11+00:00 By |0 Commenti