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Le competenze per guidare la rivoluzione digitale

Questo articolo è il terzo della serie dedicata alla rivoluzione digitale ed alle competenze necessarie ad affrontarla. Per rileggere il primo, segui questo link; per il secondo, segui questo.

Come possiamo provare oggi ad essere degli attori di questa nuova ultima rivoluzione digitale? Un articolo pubblicato su La Stampa (“Le 5 competenze digitali che servono per trovare lavoro”, una intervista a Patrizia Manganaro di Lorenza Castagneri – 21/10/2016) ne suggerisce alcune, ma noi di Choralia che ci occupiamo dello sviluppo delle competenze che servono per il cambiamento, le vorremmo rivisitare e magari aggiungere qualcun’altra.

Maestria digitale

Facciamo un esempio: in nessun paese al mondo si usa male PowerPoint come in Italia: la maggior parte delle persone ignora che esistano i template e i lay out automatici delle slides, di conseguenza ogni presentazione è un’accozzaglia di oggetti non formattati automaticamente e praticamente inutilizzabili in seguito. Questo significa un enorme spreco di tempo per produrre e per capitalizzare contenuti ed esperienza. Maestria quindi significa semplicemente “saper usare correttamente, sfruttando il sistema digitale”. La competenza di mestiere non è più sufficiente, per governare la rivoluzione digitale è necessario usare con consapevolezza anche gli strumenti informatici più semplici, con la stessa voglia di sperimentare che useremmo per un nuovo attrezzo sportivo o da cucina; saper usare e sapere usare bene aiuta ad essere bravi, indispensabili agli altri e competitivi. Si mitizzano i corsi di formazione, ma non è con il corso che si impara, è con il lavoro. L’esplorazione dei menu, l’osservazione dei colleghi più bravi, il desiderio di fare meglio le cose sono i veri motori dello sviluppo di una maestria che non significa specializzazione, ma funzionalità rispetto al nostro lavoro.

Connessioni digitali

I confini della nostra mente vanno oltre la nostra memoria. Possiamo consultare l’intero universo dello scibile con Wikipedia, un sito verticale sui nostri interessi, una ricerca ben fatta con Google o una app dedicata al nostro lavoro. Un Professional in azienda deve sapere che esistono banche dati di libera consultazione, un idraulico può tenere sotto controllo gli impianti di riscaldamento dei suoi clienti attraverso una app di tele controllo (IoT, internet of things), un albergatore i propri concorrenti con Tripadvisor. Per dominare la rivoluzione digitale bisogna diventare tutt’uno con il “cervello globale”

Ebbene, ancora in pochi usano newsletter, feed rss, strumenti di avviso – gratuitamente disponibili con Bing o con Google – per rimanere connessi con un mondo generoso di informazioni e di aggiornamenti ragionati, con efficienza e discrezione.

Relazioni digitali

I nuovi mezzi di comunicazione come Skype, Linkedin, Facebook e Twitter e persino WhatsApp sono fondamentali anche in ufficio, per creare nuove relazioni e un diverso modo di relazionarsi con gli altri. L’immediatezza e la spontaneità con cui si usano questi strumenti d comunicazione (così come la “vecchia” email o la nuova “video email”) rende possibile ad un team virtuale di relazionarsi al suo interno come in una stanza. Allo stesso modo, siamo nelle condizioni di accorciare i tempi della comunicazione e risparmiare lunghissime trasferte, se riusciamo a superare l’inquietudine del “non guardarsi in faccia”. Eppure se facciamo una video call con un collega è abbastanza facile rendersi conto di come il tono sia sereno e colloquiale, come se fossimo in presenza. Quindi è solo questione di abitudine!

Collaborazioni digitali

Le competenze per guidare la rivoluzione digitale

Attraverso i precedenti mezzi di comunicazione e gli strumenti di collaborazione cloud è inoltre possibile non solo mettersi facilmente in contatto, qualificandosi in modo discreto e acquisendo informazioni utili sull’interlocutore, ma anche collaborare sugli stessi documenti, discutere in confrontarsi sui problemi, trovare contenuti originali. La condivisione del proprio lavoro – ricerca – informazioni con i colleghi favorisce l’osservazione reciproca e l’emulazione: un meccanismo fondamentale per stimolare l’apprendimento. Lo scambio di know – how e di best practices spesso parte proprio dalla possibilità di potersi confrontare, anche in condizioni di sostanziale solitudine, come accade normalmente ai commerciali che lavorano presso i clienti.

Intelligenza relazionale digitale

Come afferma Gardner, l’intelligenza relazionale è la capacità di comunicare con gli altri, clienti, fornitori o colleghi, nel modo più adatto al contesto e alla persona che ci si trova di fronte: può essere difficile fare passare i propri messaggi di persona ma lo è ancora di più quando si lavora da remoto, come dicevamo sopra. Per diffondere bene il proprio pensiero e creare un clima positivo attorno a sé in azienda, è importante ponderare ogni messaggio (specialmente quelli scritti o videoregistrati) comunicando in maniera strutturata ma attenta alle sensibilità e alle reazioni altrui. Dimostrare capacità di domanda e di ascolto, ma anche una educata interazione nel lavoro nel team virtuale sono tratti importantissimi là dove la comunicazione sembra essere ad una via.

Reputazione digitale

Con l’avvento degli strumenti social, ognuno di noi, se vuole concretamente rimanere attaccato alla realtà, è diventato un personaggio pubblico. Dentro o fuori l’azienda si evidenzia cosa facciamo, come operiamo e quello che pensiamo: chi siamo veramente, in sostanza. Non possiamo più trascurare qual è il nostro self branding, ovvero, come dice Jeff Bezos, fondatore di Amazon «Il tuo brand consiste in ciò che dicono le persone a proposito di te quando non sei con loro nella stanza». Trascurare la percezione che gli altri hanno di sé piò essere molto costoso e dannoso in un mondo in cui le relazioni si espandono al di là del momento dell’incontro. Un consulente sa benissimo che il cliente visiterà la sua pagina LinkedIn e il fornitore strategico raccoglierà informazioni sul Buyer, sulla sua azienda e sulla sua affidabilità. Essere bravi professionisti spesso non basta: la costruzione di una reputazione digitale è particolarmente utile perché aiuta a rendersi visibili nel modo giusto e a farsi ricordare per le cose per cui vogliamo essere ricordati

Posizionarsi nello spazio professionale serve a evitare che gli altri si facciano una impressione sbagliata, basandosi su elementi superficiali.

Prudenza digitale

Il mondo digitale è terribilmente esposto al controllo. Ogni nostra azione informatizzata e rilasciata. dentro e fuori dell’azienda – semina tracce della nostra persona; figuriamoci se queste informazioni hanno a anche fare con gli strumenti bancari o informazioni riservate o sensibili. Esserne consapevoli e gestire i rischi senza ansia ma con concretezza non è una paranoia. La tecnologia deve essere al servizio della umanità, come uno strumento utile e positivo: non solo quelli che si occupano delle transazioni di denaro e di informazioni sensibili devono garantire la massima sicurezza, ma tutti devono fare uno sforzo per la riservatezza e per il contenimento di fenomeni deteriori come l’infrazione della privacy, commenti negativi e gratuiti, la diffusione di violenza verbale e per immagini. In sostanza si deve creare un nuovo controllo sociale che non dipende solo dalla piattaforma infrastrutturale o di lavoro e dal loro livello di sicurezza.

 

Ci vuole molta disciplina per non alimentare anche in azienda l’urlo disarticolato, violento del tutto indifferente al civile ascolto reciproco che si avverte in alcune mail, blog o commenti. In un mondo digitale dove nell’esporre le proprie opinioni “l’importante non è vincere, ma recriminare”, è proprio necessaria una nuova, concreta cultura per usare la tecnologia digitale.

2017-11-05T19:09:47+00:00 By |0 Commenti

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