//Business e gioco: un connubio… vincente??

GamificationChoralia è un’azienda riconosciuta dal mercato per il suo rigore metodologico e per la sua capacità di supportare da vicino le aziende nel loro business reale, adottando un approccio sia empirico, sia motivazionale nei propri corsi.

Uno strumento classico della nostra didattica sono da 10 anni le business simulation Celemi. In questo articolo, il primo di una serie incentrata sull’utilizzo di elementi di gioco in contesti di business, vogliamo introdurre qualcosa che vada oltre le pareti dell’aula ed entri nella vita di tutti giorni, attraverso un approccio coinvolgente, sfidante, emulativo, premiante e persino divertente. Quello che comunemente viene chiamato gioco, ma che oggi viene definito “Gamification”.

Questo articolo esplora le basi scientifiche dietro all’utilizzo dei giochi – o di loro elementi – al servizio di obiettivi “seri” di business.

In breve: la ricerca sull’efficacia della relazione fra gioco ed apprendimento è solida. Una meta-analisi (cioè uno studio che unisce più studi; 68, in questo caso) di Randel et al (1992) ha dimostrato che l’utilizzo di giochi per l’apprendimento nelle scuole superiori aveva un impatto positivo sugli esami dei discenti nel 32% dei casi.

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La meta-analisi di Sitzmann (1997), invece, esaminando 105 studi, ha mostrato che il livello di sicurezza, o autoefficacia (cioè la percezione di aver effettivamente imparato qualcosa di nuovo e di saperlo applicare) di discenti che usano un gioco per apprendere era 20% superiore rispetto a quelli trattati con metodi formativi tradizionali; l’apprendimento di concetti era 11% superiore; quello di procedure o azioni 14% superiore; la retention (mantenimento nel lungo periodo) 9% superiore (come confermato in quest’altro articolo nel nostro sito). In altre parole, un corso di formazione che includa dei giochi può essere già da solo più efficace di almeno il 10%, cumulabile poi con l’ulteriore 9% di mantenimento nel tempo.

Perché tutto questo? A livello scientifico non è ancora completamente chiaro, ma ci sono varie teorie a riguardo.

Il gioco è la messa in atto di comportamenti simili a quelli reali, in condizioni protette.

Innanzitutto, ognuno di noi gioca. Giochiamo durante la maggior parte del nostro tempo nell’infanzia, ma giochiamo anche per buona parte della nostra vita adulta. Una delle industrie più fiorenti del mondo è quella dello sport professionistico: essenzialmente, l’attività di osservare gruppi di persone che giocano.

Perché si gioca?

Psicologi, antropologi ed etologi si sono interessati a questa domanda da molti decenni. Un approccio che sembra andare alla radice del problema è quello adottato da un famoso ricercatore cognitivista italiano, Gianni Liotti, che ha studiato i Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI; un approfondimento più dettagliato si può trovare online, ed articoli futuri tratteranno più a fondo il tema. Per riferimento, v. Liotti G., 2007, La dimensione interpersonale della coscienza).

In breve, egli ha raccolto decenni di ricerca sugli animali, per identificare alcuni sistemi di base, determinati evoluzionisticamente (cioè innati in qualunque infante, non appresi a livello sociale) che determinano il rapporto con gli altri membri della propria specie. Questi sistemi li possiamo identificare non solo negli umani, ma in qualunque animale.

Fra i vari SMI studiati (agonismo, cooperazione, etc) viene identificato, negli ultimi anni, anche il sistema ludico, e cioè una predisposizione naturale di qualunque mammifero ad iniziare a giocare con un conspecifico.

Le ragioni non sono del tutto chiare, ma l’ipotesi più evidente pare essere quella dell’apprendimento: da piccoli giochiamo, perché è l’unico modo che abbiamo per apprendere comportamenti complessi senza metterli in atto nel mondo reale. Pensiamo a due cagnolini che lottano: imparano a tendersi agguati, a mordere, a contendersi il territorio, a mostrare dominanza e sottomissione all’altro, il tutto senza ringhiare, senza azzannarsi, senza rischiare la propria incolumità. Ma il gioco ha un’altra caratteristica straordinaria: è motivante ed ingaggiante, possiamo andare avanti finché ci reggono le energie. Così due cani che lottano per gioco sembrano non stancarsi mai di questa attività, che spesso proseguono finché esauriscono le forze.

Dunque, due elementi fondamentali, apprendimento ed attenzione, sembrano essere alla base dell’universalità di questa attività.

I vantaggi di un approccio ludico nel mondo del business

Se portiamo questo nel mondo del business, diventa evidente come nella formazione giocare sia importante: è il più primitivo e potente stimolo all’attenzione prolungata, ed all’apprendimento di comportamenti complessi. La ripetizione reiterata permette quindi di continuare ad affinare gesti e comportamenti che, poi, potrebbero determinare la loro sopravvivenza, o la loro buona riuscita nel contesto sociale.

Negli animali il paradigma è proprio quello della caccia: il cucciolo di leone gioca, sperimenta gli agguati, le zampate, il mordere al collo, il tutto sapendo che la sua vita non ne dipende in quel momento, che non rischia che la sua “preda” lo uccida, o lo assalga per davvero. Quando poi si troverà davvero al momento di cacciare (magari affiancato dalla madre, come capita in alcuni contesti), sarà memore degli anni di gioco, ed userà quel repertorio.

Ma anche comportamenti complessi sono appresi tramite il gioco: un bambino, per esempio, apprende il complesso e confusionario mondo delle interazioni sociali e gerarchiche, e tramite esse forma i confini di quella che, poi, chiamiamo identitbusiness Gamificationà. “Facciamo che io sono la mamma e tu il bambino” è uno schema che permette alla bambina di sperimentare il prendersi cura di un altro essere umano, la richiesta di aiuto ed attenzioni da parte dell’altro, che pone le basi dell’empatia. “Guardie e Ladri” è un corso di formazione in agilità e reattività muscolare, “Un due tre Stella” è un master in attenzione, riflessi e controllo muscolare, e via discorrendo: potremmo rileggere ogni gioco infantile come se fossero dei corsi di alta formazione.

Secondo questa stessa logica, possiamo insegnare ad un adulto la differenza fra Conto Economico e Stato Patrimoniale ed i principi del Cash Flow tramite un sistema di apprendimento basato su elementi di gioco, traendone dunque i medesimi benefici in termini di socializzazione, di memorizzazione e di attenzione prolungata.

Nel prossimo articolo approfondiremo il modo in cui possiamo trarre insegnamento da questo mondo, a servizio dell’apprendimento degli adulti, in un contesto di formazione.

 

2017-11-05T19:09:50+00:00 By |0 Commenti

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